Il film si svolge in una Rimini onirica, proprio come se la rappresentava Fellini in sogno, negli anni Trenta. La vicenda narra la vita dell’antico borgo ed i suoi particolari abitanti ne diventano i protagonisti. Attraverso il personaggio dell’adolescente Titta Biondi veniamo a contatto con gli altri protagonisti della storia: il padre Aurelio, la madre Miranda, il fratello e gli zii, di cui uno matto in manicomio, i professori del liceo, il conte di Lovignano, la tabaccaia dalle procaci forme, la donna attempata alla ricerca del marito, i fascisti, gli antifascisti.
– Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, fazzo i mattoni anche me’, ma la casa mia n’dov’è?
Amarcord è il film più autobiografico di Fellini, il titolo stesso riprende una espressione del dialetto romagnolo del regista: “A m’arcord”, infatti, significa “mi ricordo”. Vent’anni dopo “I Vitelloni”, Fellini (autore della sceneggiatura insieme a Tonino Guerra) ricorda le proprie origini, mescolando melanconie e suggestioni, giudizio e complicità, sogni e speranze di un paese italiano. Film in grado di prospettare una interpretazione acuta del passato fascista “smontando il mito dall’interno e mostrando la mediocrità del regime e del popolo che l’ha accettato” (Fofi). I protagonisti non rappresentano solo caricature di quel periodo storico, ma sono calati in una dimensione atemporale: sono tipi universali che fanno tutt’uno con questa commedia velata di poesia. Record di incassi anche in U.S.A. Musica di Nino Rota e fotografia di Giuseppe Rotunno. Oscar come miglior film straniero.
Durata: 2 ore e 7 minuti
Che film meraviglioso!